E' la tua opinione quella che conta!

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  1. ~Hope
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    Le iscrizioni sono ufficialmente chiuse.

    Il periodo di consegna delle recensioni andrà da ora fino al 5 Febbraio alle 24:00. Buon lavoro! :)
     
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    " La carne tutta è come l'erba e la gloria degli uomini è tutta come i fiori nell'erba. L'erba avvizisce e il fiore appasisce, cadendo lontano. Ma le mie parole resteranno per sempre. "

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    CITAZIONE (~Hope @ 27/1/2013, 20:39) 
    Si, il manga lo scegliete voi rispettando però i parametri dati. Maggiori informazioni verranno date quando saranno chiuse le iscrizioni (tra un paio di giorni) :)

    LOL potreste scrivere due righe di spiegazione sotto i parametri di giudizio? LOL
     
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  3. ~Hope
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    Provvedo subito ;)
     
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    " La carne tutta è come l'erba e la gloria degli uomini è tutta come i fiori nell'erba. L'erba avvizisce e il fiore appasisce, cadendo lontano. Ma le mie parole resteranno per sempre. "

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    Recensione: 13Club-Shihira Tatsuya


    1880, tredici uomini fondano il Club 13, un gruppo che si riunisce il 13 di ogni mese con l'intento di sfatare una famosa leggenda secondo cui, cenando in tredici allo stesso tavolo, uno di loro sarà destinato a morire entro l'anno. Ormai divenuto un simbolo, solamente sette anni più tardi i membri passano ad un totale di quattrocento iscritti, tra cui cinque presidenti degli stati uniti.


    2008, Shihira Tatsuya pubblica "13Club" un manga con cadenza mensile che verrà poi raccolto in due volumi. Non è un fumetto storico, e apparentemente l'autore non sembra raccontare la storia del gruppo sopracitato. Tatsuya ne sfrutta tuttavia il significato, ed ecco che tra queste tavole appare dinnanzi a noi un misterioso sito internet dove vengono raccolti miti e leggende, antiche o metropolitane che siano, con lo scopo di smascherarle. A verificare se queste dicerie siano vere o meno ci pensa Kudan, enigmatica figura che setaccia ogni centimetro del pianeta, facendo poi da spettatore alle vicende dei nostri protagonisti.
    Consiglierei la lettura di quest'opera? Sì, decisamente, ma non credete che sia qualcosa di spettacolare. Quello ci si presenta davanti è infatti un insieme di mini saghe, molto differenti tra loro (si passa dal giallo al fantasy) il cui unico punto in comune è un singolo personaggio, quella carismatica figura dalla chioma bianca che rappresenta una sorta di cantastorie, un appassionato, forse fanatico, di tutto ciò che appare estraneo alla nostra attuale società.
    Una lettura molto leggera per chi già si interessa di questo genere di cose, a tutti gli altri invece potrebbe togliere un po' di tempo per soffermarsi di più sulle tavole, pagine con disegni e retinatura molto semplici, ma che nel complesso, complici anche gli efficaci giochi di sguardi, si rivelano cupi e inquietanti, proprio come la trama del momento.
    Perché comprare questo manga? Beh, oltre al conveniente prezzo di 5 euro e novanta di Flashbook, direi che è anche per come i personaggi vengono trattati e mostrati, punto di forza dell'opera e pienamente realistico, pur restando nel suo alone di occulto. Un mondo nascosto, una realtà che la maggior parte della gente ignora o semplicemente non considera, ma cosa succederebbe se vi si trovasse dentro? Se un giorno voi trovaste, ad esempio, un modo per prevedere gli incidenti, cerchereste di impedirli, o li sfruttereste per arricchirvi? Ogni desiderio ha un controeffetto, ogni scelta porta ad un percorso diverso dall'altro, nessuno riuscirebbe mai a gestire un tale evento, non completamente, ed è proprio questo quello che ci viene mostrato, non un reame magico o dei lieto fine, ma il baratro in cui, prima o poi tutti cadranno, che sia merito di un incantesimo o di "semplice" follia umana.


     
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  5. Parsifal~
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    Dubbio dell'ultima ora: bisogna curare anche l'aspetto grafico con l'aggiunta di immagini?
     
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  6. nerotto
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    mettete qualche immagine così possiamo anche mettere in relazione il tuo pensiero sui disegni con il disegno stesso.^^
     
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  7. ~Hope
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    CITAZIONE
    Dubbio dell'ultima ora: bisogna curare anche l'aspetto grafico con l'aggiunta di immagini?

    Opzionale. Non valuteremo la composizione grafica ;)
     
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  8. #PANDAHERO
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    Bando agli indugi, sono tre giorni che la rileggo e non trovo niente da correggere, quindi ecco qua:
    Recensione di #PANDAHERO

    Aya Shouoto's
    S•L•H – Stray Love Hearts

    PLhK9Knl

    Stray Love Hearts è un manga di genere shojo del 2006 in 5 volumi della mangaka Aya Shouoto, pubblicato in Italia dalla Panini Comics. Come altri lavori della Shouoto, ciò che balza subito all’occhio in questa opera è il reverse-harem, ovvero sia il fatto che la protagonista sia circondata da abbondanti fanciulli, uno più attraente dell’altro, a seconda dei gusti delle lettrici.
    La trama è centrata proprio su questo: la sedicenne Hiyoki Kozue, proprio durante la notte del suo 16° compleanno, ha uno strano sogno/incubo, in cui un uomo incappucciato dai capelli color platino e un evidente tatuaggio le ruba il cuore, nel vero senso della parola; infatti al suo risveglio Hiyoki non sembra più essere in grado di provare alcuna emozione, si tratti di felicità, tristezza o rabbia. Ma il particolare tatuaggio di quell’uomo è terribilmente simile allo stemma del collegio S. Nazareth, e in particolare del dormitorio S, in cui alloggiano solo ragazzi. Quindi Hiyoki decide di entrarvi alla disperata ricerca del proprio cuore, che riesce parzialmente a rimpiazzare con uno artificiale fornitole proprio dal direttore del dormitorio S. Ora la sua missione è di scoprire quale dei residenti del dormitorio S è il ladro, grazie alla sua abilità di entrare nei sogni altrui.
    Di per sé la storia non è cattiva, ma non è nemmeno buona; la definirei leggermente sopra la mediocrità, senza infamia né lode. Le situazioni descritte sono riciclate dall’ormai abbondante repertorio di shojo che si trovano in giro, come per esempio il pisolino sotto un albero oppure l’appuntamento segreto che non è tale, e così via. Sembra più che altro una sintesi di espedienti e elementi già utilizzati in precedenza. L’unica cosa interessante e ben fatta sono i sogni in cui entra la protagonista, che aiutano a capire meglio la psicologia del bello addormentato di turno, che casualmente avrà sempre un segreto da proteggere, e che sempre casualmente Hiyoki scoprirà e aiuterà a superare. Nella storia poi, si insiste spesso sul fato e sul destino; io sinceramente però devo ancora capire a cosa è servita questa insistenza, probabilmente a creare un po’ di suspense, avvertita solo minimamente da parte mia. Una menzione speciale va al finale: si capisce da subito chi possa essere il ladro e, a parte qualche lieve perplessità risolta però praticamente subito, l’idea iniziale non vacilla, piuttosto sembra quasi rafforzarsi.
    I personaggi principali della storia sono presentati tutti insieme all’inizio, e a primo impatto è difficile ricordarsi tutti i nomi, specialmente perché sembrano tutti uguali, merito (o demerito) del tratto dell’autrice (ma di questo parlerò dopo); la fiabesca e a volte esasperante lentezza con cui procede la storia consente tuttavia un’accurata analisi di tutti, pur nella loro unidimensionalità, insieme alla protagonista, valorizzando moltissimo ogni suo singolo pensiero e sensazione – come in tutti gli shojo. E sempre da buon shojo che si rispetti, abbiamo una protagonista tradizionalmente sbiadita e placida, che arrossisce alla minima cosa e che sembra valere qualcosa solo negli occhi del belloccio (o in questo caso dei bellocci) di turno che viene salvato da lei e bla bla bla. I personaggi oserei dire che sono la pecca maggiore dell’opera: stereotipati , caratterialmente immobili e ovviamente tutti innamorati della protagonista, anche se altrettanto ovviamente cercheranno di non darlo troppo a vedere, salvo all’ultimo rimanere fregati da qualcun altro. Si trovano infatti il cuoco, il cantante, l’atleta, il membro del comitato studentesco, il secchione… tutti personaggi fissati da una lunga tradizione, che la Shouto porta avanti benissimo, senza discostarvisi – né in senso positivo né in senso negativo. Però, c’è da ammetterlo, almeno non vengono lasciati “a morire” nel dimenticatoio, fine che succede spesso ai personaggi di molte opere.
    I disegni sono puliti e semplici, sebbene pure questi non eccellano per originalità; oltre a ciò, alla Shouoto piace usare gli screentones, che se da una parte contribuiscono a creare la tanto desiderata e ottenuta atmosfera da sogno, dall’altra alla lunga disturbano, danno quasi fastidio per la sensazione di irrealtà che danno, e a volte sembrano quasi “sporcare” il limpido disegno caratteristico della mangaka. I volti dei personaggi sono un discorso a parte; infatti sembrano fatti con lo stampino per quanto sono simili: se non fosse per il differente colore di capelli, e il leggermente diverso taglio degli occhi potrebbero benissimo essere tutti gemelli. Ma non solo: la Shouto usa questo modello per altre sue opere, come Kiss of Rose Princess. Volendo metterli a confronto, si notano somiglianze strabilianti tra alcune coppie di personaggi; ma qui stiamo divagando. Per concludere l’analisi dei disegni, vanno nominati gli sfondi – praticamente assenti, e quando non lo sono si notano appena per quanto sono basilari. Ma, d’altronde, se avessi voluto panorami ben definiti non avrei scelto uno shojo, in cui tutto passa in secondo o in terzo piano rispetto alla protagonista.
    Per dare un giudizio conclusivo, secondo me questo manga si merita una sufficienza, un 6 per esprimerlo in cifre; né di più né di meno. Oltre ai già discussi personaggi, è proprio la storia di fondo che manca di brillantezza, e il tutto cerca di essere coperto dalla qualità dei disegni, il che riesce solo in parte. E’ una lettura leggera, la consiglio a chi cerca una storia non troppo seria, giusto per passare il tempo, e non ha niente di meglio da fare che guardare la contesa di una ragazza da parte di ragazzi (che – volendo e potendo – potrebbero fare scelte migliori) oppure semplicemente sbavare dietro a dei ragazzi che non esisterebbero mai nella realtà.

    Altre pagine:
    SHah9Qqs SfTBtMAs
     
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  9. Parsifal~
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    Pluto di Naoki Uraswa


    Era il lontano 1964 quando dalla mente di Osamu Tezuka nacque l’episodio di Astroboy più apprezzato: “il più grande robot del mondo”. E’ invece nel 2003 quando il noto autore di seinen Naoki Urasawa si imbarca in un lavoro difficoltoso ed ingrato: decide di dar vita al remake di quel famoso episodio di Astroboy che lo colpì molto quando era ancora bambino. Un grande azzardo per alcuni, ma il fine di Urasawa è ben lontano dal voler eliminare o rimpiazzare con la propria opera il lavoro di Tezuka, quanto semmai l’esatto contrario, ossia riproporlo alla sua e alla nuove generazioni; un modo per celebrare il Papà dei Manga ed allo stesso tempo per mettersi alla prova, lui stesso.

    Da una storia apparentemente semplice ad una incredibilmente complicata

    La storia originale di Pluto nasce come un episodio per bambini e come tale non presentava una trama complessa. “Il più grande robot del mondo” ha uno sviluppo lineare e graduale, tutto si basa sull’intenzione del sultano Chochi Chochi Ababa III di diventare l’uomo più potente del mondo e, per raggiungere l’obbiettivo, commissiona al misterioso scienziato Abra la costruzione del più forte dei robot. La nuova e potente creatura si lancerà quindi all’attacco degli altri sette super robot fino ad arrivare al protagonista assoluto della serie, Atom.

    In Pluto tutto ciò cambia. Solo in parte l’universo è lo stesso delineato da Tezuka, ossia un futuro prossimo dove umani e robot convivono pacificamente, dove questi ultimi sono impiegati per diversi occupazioni, dalla pulizia della casa, alla pattuglia stradale, dal lavoro d’ufficio a quello scientifico. Ce ne sono alcuni però, più avanzati degli altri, che vengono definiti “armi di distruzione di massa”, dei super robot per un totale di sette, che possiedono un elevata forza distruttiva e che più di altri aiutano gli uomini. L’incipit del remake è d’effetto nonché un piccolo sintomo delle varie e complesse trasformazioni che l’opera ha subito: si parte sempre dalla distruzione di uno dei sette, il guardaboschi svizzero Mont Blanc, ritrovato a pezzi sulle Alpi, ma la storia viene narrata secondo la prospettiva di Gesicht, il super robot poliziotto che intanto in Germania indaga sulla morte dell’umano Langer, leader del gruppo per la difesa dei diritti dei robot. Il resto delle vicende subisce un profondo mutamento e dell’episodio originale rimane davvero poco in termini scene comuni, tanto che il remake si trasforma in un complesso giallo fantascientifico.

    Fondamentalmente l’episodio era strutturato come una forte critica contro la guerra, a sottolineare l’inutilità della corsa agli armamenti, Urasawa però, dal canto suo, ci presenta una versione molto più ampia e matura, che non si sofferma solo su una singola tematica. L’autore prende come base la storia originale e ne conserva il significato, ampliandolo, rimarcando il tema bellico anche sotto la prospettiva delle vite umane, in maniera molto più incisiva di quanto avesse fatto Tezuka. Inserisce perciò ulteriori elementi non presenti nell’originale costruendo attorno ad un singolo episodio, come lo era nella serie di Astroboy, un vasto cosmo. Largo spazio viene lasciato per la caratterizzazione dei personaggi, in particolare dei robot e del mondo in cui vivono. Nonostante molti di loro avessero un ruolo molto marginale nella storia originale, Urasawa decide di scavare a fondo, mettere i puntini sulle “i”, mostrandoci chi erano davvero queste armi di sterminio di massa. Non a sproposito vengono inserite le vicende che coinvolgono umani e robot, spesso totalmente accessorie alla trama ma di grande importanza nell’evoluzione psicologica ed emotiva dei personaggi. Così facendo Urasawa riesce a dipingere un affresco ben riuscito di una società altamente all’avanguardia in cui vivono pacificamente umani e robot, ma in cui albeggiano anche dissensi e paure per il diverso, che sfociano in atti di estrema violenza ad opera di sette che tanto ricordano il KKK. C’è chi da un lato gioisce della morte di Mont Blanc, ma allo stesso tempo c’è chi piange per lui. Una vera apologia contro il razzismo, potrebbe essere una chiave di lettura.

    Di carne al fuoco ce ne sarebbe anche abbastanza ma per Urasawa non basta, e vuole metterci la sua firma, i suoi tratti più distintivi, perché Pluto è soprattutto questo: mistero e suspense. Ecco quindi che l’impostazione della storia cambia, Pluto diventa un giallo che ha per protagonista un detective robot alla forsennata ricerca dell’assassino in casi di omicidio apparentemente non collegati ma anche un essere tormentato dai suoi sogni, immagini e ricordi scomparsi che riaffiorano ed affollano la sua mente. La trama più prosegue, più si complica, in un groviglio di fili simile a quelli che muovono Pinocchio, a tal punto da non capire chi è il marionettista. Alla fine ciò che emerge sono macchinosi giochi politici e numerosi scambi di persona ed identità, diversi indizi che portano più lontani dalla verità di quanto aiutino, numerosi colpi di scena nel più puro stile Urasawa. Chi è in realtà il carnefice? Chi la vittima? La “visione” dell’Urasawa è molto più ampia e non solo riesce a lanciare una piccola occhiata sul mondo di Pluto, ma, aspetto assai più curato, riesce a scavare in fondo all’anima dei personaggi, a farne capire le reali emozioni.

    Fra razzismo e ricerca di sé stessi

    “Emozioni” è il nucleo da cui si sviluppa l’intero remake dell’Urasawa, il centro di tutte le vicende ed anche il filo conduttore. Ormai non vi è una palese differenza fra umani e robot, non solo sono simili nell’aspetto, ma anche nell’animo: l’odio, la paura, la rabbia, ma anche l’amore e la gioia; tutti sentimenti che provano in egual modo robot ed umani. La somiglianza fra due esseri apparentemente diversi è un tema che era stato già ampiamente trattato da Tezuka a suo tempo, ma Urasawa in questo manga come non mai, è riuscito a farlo proprio ed ad intensificarlo ancor più. È peculiare come l’autore cerchi di far risaltare le qualità umane dei robot, l’importanza per loro della ricerca di “un senso della vita” e di come si sforzino di delineare l’idea stessa di morale. La condanna della guerra non rimane un punto fisso e l’unica critica del manga, ma diventa uno strumento, fin da subito, per far fare ai robot i conti con loro stessi.

    Il più grande robot del mondo

    Nella versione originale la parola “grande”, viene usata con l’accezione di “forte”. Ebbene, in Urasawa questo cambia. Il robot più “grande” non è il più “forte”, “potente”, ma il più “evoluto”. L’intero manga potrebbe essere visto come il percorso dei robot alla scoperta di loro stessi, un cammino lungo e tortuoso che li pone costantemente davanti a terribili sentimenti. È interessante anche la diversa interpretazione del potenziamento dei robot, che si lega indissolubilmente con il significato attribuito a “grande”. Difatti originariamente si parla di power-up che incrementano la forza fisica, ma in Pluto questi potenziamenti sono invece associati allo “squilibrio unilaterale su sei miliardi di personalità”. In definitiva non è la forza a potenziarsi ma l’intelligenza artificiale stessa. Sono emozioni come l’odio, la paura e la rabbia che alla fine diventano veicoli dell’evoluzione. Chi è quindi il robot perfetto? Come afferma giustamente il dottor Tenma, il robot perfetto, il più evoluto, è quello che sbaglia, che mente, quello che uccide gli uomini, infrangendo un tabù che cela dietro di se la perfezione umana.

    Pluto sotto gli occhi della stessa generazione


    Urasawa con questo lavoro ha voluto ritornare indietro nel tempo, al punto di partenza per il fumetto nipponico e alle origini dei suoi sogni di ragazzo. Pluto è servito a rivivere un momento nel passato per lanciare un messaggio al futuro, per far rivivere una storia ed un periodo ad una generazione e per farli conoscere ad una nuova. Per chi però legge questo manga avendo già avuto a che fare con la versione originale, noterà che Urasawa elimina il “lato oscuro” di Tezuka, ossia l’erotismo e la violenza. Alcune uscite di scena vengono purificate dalla brutale distruzione presente nell’originale e si trasformano in tavole commuoventi e davvero toccanti. La figura di Uran si depura da ogni tipo di riferimento sessuale ed anche l’episodio in cui la bambina veste soltanto i pantaloncini di Atom per combattere, viene sostituita con una scena più innocente, piena di buoni sentimenti.

    Un tratto funzionale alla storia

    Quando Urasawa decise di iniziare questo progetto, pensò di avvicinare il suo tratto a quello di Tezuka, ma successivamente, come gli fu suggerito, cambiò idea, ricostruendo il character design di ogni personaggio secondo il proprio stile. Il risultato è stato ottimo, il suo realismo grafico è riuscito perfettamente ad amalgamarsi con una trama più matura e complessa. Ogni espressione, ogni gesto, ogni inquadratura è densa di sentimento e niente viene lasciato al caso. Ordinate, pulite e sempre complete, le tavole dell’Urasawa sono spesso dei capolavori, nelle quali ogni vignetta è ricca ed intensa. Ancora una volta Urasawa ci mostra uno stile registico ben costruito, maturato da vent’anni di lavoro nel fumetto.

    Edizione Italiana


    Come la maggior parte delle opere di Urasawa, in Italia la pubblicazione di Pluto è affidata alla Planet Manga che ovviamente non può farsi scappare un bocconcino così prelibato. L’edizione nel complesso non è male, perché maneggevole, con una buona rilegatura ed una resa dei retini più che soddisfacente, ma il rapporto qualità prezzo è del tutto insufficiente. Sotto la sovraccoperta, su cui è stampato il costo di 7,50 euro, ci si aspetta un’edizione migliore, innanzitutto una carta migliore, e tutte le dovute pagine a colori, non solo le prime dell’albo. La stessa stampa delle pagine colorate presenta talvolta dei difetti dovuti a degli errori di saturazione. Un aspetto positivo è che sono stati tradotti i post script di alcuni collaboratori che hanno partecipato al progetto del manga, donando una visione più completa dell’opera.

    In breve


    Pluto è un degno remake del “Più grande robot del mondo”, che porta l’indiscutibile firma dell’Urasawa. E’ un manga ampio e complesso tanto che l’autore nel voler arricchirlo non ha potuto evitare di lasciare alcuni punti più oscuri, che non sono dei veri e propri buchi, ma delle reali lacunosità che se vogliono essere spiegate bisogna procedere ad una seconda lettura più approfondita, e talvolta non basta neppure questo. E’ comunque un titolo che merita molto fortemente ma bisogna leggerlo con giudizio, non scordandoci da dove deriva. Probabilmente non è il miglior lavoro dell’Urasawa, né forse un capolavoro con la “c” maiuscola, ma sicuramente ci va molto vicino.

     
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  10. Keran
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    Se riesco a fare questa recensione in mezz'ora sono un genio u,u
     
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    Ahahahaha, straquoto Keran, io l'ho fatta in fretta e furia in mezz'ora, mi ero completamente dimenticata del contest! D:

    LIFE
    di Keiko Suenobu
    Voto: 10



    Guai a chi crede che i fumetti rivolti ad un pubblico femminile debbano per forza essere dei melodrammi amorosi privi di interesse: Life riesce a spazzare via qualunque opera spacciata per "seria" o "adulta", grazie all'estrema serietà con cui sono gestiti i temi trattati e alla concisione della narrazione.

    Storia & Coinvolgimento

    Cercherò di fare meno spoiler possibili, anche se è difficile visto che, di sorprese che ti lasciano a bocca aperta ce ne sono una a ogni fine volume.
    La storia ruota attorno ad Ayumu Shiba, il cui desiderio più grande è quello di essere ammessa allo stesso liceo scelto dalla sua migliore amica Yuko, ma teme di non farcela. Una sera, studiando per l'esame imminente, scopre che procurarsi del dolore l'aiuta a concentrarsi e non solo... ben presto diventerà l'unico modo per allontanare la sofferenza causata da Manami - la prima ragazza che avvicina Ayumu nel suo nuovo liceo cercando di farsela amica - e le altre compagne di classe, che a causa di un equivoco creatosi con Katsumi – il ragazzo di Manami - credono che cerchi di portarglielo via. Fortunatamente la nostra protagonista farà un incontro inaspettato con Hatori, sua compagna di classe che è l'esatto opposto di lei, che diventerà sua preziosa alleata contro Anzai e il resto della classe.
    Non mancano scene e linguaggio particolarmente crudi ed espliciti, ma sempre usati con cognizione di causa: impossibile parlare di fanservice o violenza gratuita, Life non è altro che la trasposizione più realistica e consapevole di una serie di fenomeni sociali estremamente attuali e certamente non meno disturbanti, nella realtà, rispetto ad un manga;
    perlomeno qui lo sperato lieto fine è presente, simbolo che la speranza del riscatto personale non è vana.

    È triste vedere come un fumetto ti colpisca così a fondo perché drammaticamente realistico. Poco da dire su come la Suenobu sia riuscita ad affrontare una tematica tanto delicata come quella del bullismo: difficile rendere le vicissitudini di Ayumu con maggior vividezza. Chiunque sia stato vittima di atti di ostracismo scolastico, anche in forma diversa e/o meno grave - anche se certe cose sono gravi a prescindere - non può non sentirsi toccato in prima persona da ogni singola scena di violenza a cui si assiste attraverso la lettura del manga.
    Fino ad ora non ho ancora trovato nessun manga che mi abbia appassionato a tal punto da dire "devo leggere assolutamente il prossimo volume, dovessi spendere 10 euri in più!" a parte Life. Era veramente una sofferenza aspettare 5 mesi tra una pubblicazione e l'altra (sofferenza che è stata fortunatamente ripagata :P).

    Disegni
    Starei qui ore a elogiare il tratto stilistico dell'autrice, perché merita davvero a parer mio. Non sono pieni di dettagli, gli sfondi sono basilari e disegnati in maniera spartana - giusto l'indispensabile - e nel peggiore dei casi sono assenti. Ma allora perché elogiarne il tratto? Semplicemente perché riesce a far trasudare il cinismo, la gioia, la rabbia e la disperazione dei suoi personaggi. La Suenobu è bravissima a disegnare espressioni del viso che dicono tutto, senza bisogno di molti dialoghi (che è infatti una peculiarità di questo manga).
    Nei primi volumi abbiamo uno stile di disegno un po' "grezzo", ma come ogni mangaka, riesce a perfezionare di volume in volume il tratto arrivando a un risultato meritevole.

    Personaggi
    Il punto forte sono proprio i personaggi su cui ruota la vicenda. Non sono le solite macchiette stereotipate che vengono buttate a caso nel manga tanto per; sono - come dovrebbe essere - la colonna portante del manga.
    -Ayumi: protagonista della storia. Timida e arrendevole, farebbe di tutto per guadagnarsi l'affetto delle compagne di classe. Viene perseguitata da Anzai e le altre a causa di uno spiacevole equivoco. Non credo di esagerare dicendo che molti di noi potrebbero personificarsi in lei. Chi non ha paura di rimanere solo?
    -Manami: non credo di esagerare dicendo di non aver mai visto un personaggio più subdolo, malvagio e pazzo di lei, fra tutti i manga che ho letto finora. All'inizio si dimostra carina e amichevole con Ayumu, ma dopo aver scoperto la sua "presunta" relazione con Katsumi, non ha fatto altro che pensare a come perseguitarla.
    -Miki: libera, forte, bella e indipendente, è l'esatto contrario della protagonista. Ma è proprio grazie alla sua amicizia che Ayumu riceverà quella spinta che le farà dire di no ai maltrattamenti.
    -Katsumi: il ragazzo di Manami. Si comporta da studente modello, ma è solo una maschera. Interessato ad Ayumu, la conduce nel suo appartamento con l'inganno e tenta di violentarla. Scatta delle foto compromettenti e, minacciando che potrebbe renderle pubbliche, tenterà di usarla come suo strumento di "piacere" (dopo Manami è l'essere più viscido del manga, senza ombra di dubbio).
    Che dire i personaggi secondari non sono da meno! Ognuno di essi ha uno scopo ben preciso, che si incastra perfettamente in un puzzle ideato ben prima di creare la storia.

    Edizione italiana
    Piccola nota è l'edizione italiana. Pubblicato da Planet Manga con i primi 12 volumi "sottiletta" a 2€ e dal 13 in poi in un formato standard al prezzo di 5,50€. Ora vorrei sottolineare "alcuni" punti negativi:
    -La pessima rilegatura: su 27 volumi ne ho 5-6 che hanno alcune pagine completamente staccate dall'albo. E qui non centra l'essere delicati o meno, perché una volta acquistato, ho aperto il volume, si è sentito quel triste "tack" (il che non preannuncia nulla di buono) e un paio di pagine si sono staccate. OH GOD.
    -La scarsa reperibilità: per recuperare i volumi 13 e 18 ho dovuto girare in non so quante fiere (perché nelle 4 fumetterie che ci stanno nella mia città non erano disponibili) per trovarli. Il discorso cambia se magari li volete ordinare dal sito della panini (io non l'ho fatto perché sono un po' impedita in questo genere di cose).
    -Il prezzo: il solito prezzo furto che ci rifila questa casa editrice è ormai noto a tutti, ma far spendere 5,50€ per un edizione che non ha nulla di speciale è veramente oltraggioso (ricordo che Life è stato pubblicato quando i manga te li facevano pagare solo 3,50- 3,90€ e 4,50 erano un po' i 7,50 che spendi adesso per un'edizione curata. Ah, bei tempi quelli!)
    -L'inchiostro: alcune tavole erano "sbiadite" e una volta finita la lettura ti rimanevano le dita nere... no comment.
    Ovviamente questo non influisce sul voto globale del manga, ma è meglio precisare per chi magari in futuro vorrebbe comprarlo.

    Commento personale
    Bello, bello e ancora bello! Questo manga è senza ombra di dubbio un inno alla vita, non scade mai nel banale, emoziona, diverte e quando serve fa scendere qualche lacrima.
    A chi lo consiglierei? Ovviamente ad un pubblico maturo in quanto non solo vi sono scene molto forti, ma forse può essere pienamente compreso solo da chi ha ormai superato i 15-16 anni d'età. Inoltre a quelle persone che sono stufe della solita storia trita e ritrita e cercano qualcosa che esca un po' dai soliti schemi, una lettura impegnativa che non dev'essere letta a cuor leggero o "tanto per".

    P.S. Qui di seguito metto un paio di scan prese in giro... Abbiate pazienza se la traduzione non è perfetta, ma ho dovuto tradurre di mio pugno visto che non ho i volumi sotto mano! ^^"

     
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  12. Keran
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    B.ichi di Atsushi Ohkubo
    Voto:5

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    B.Ichi è uno shonen di 4 volumi pubblicato dalla j-pop."B.Ichi",B di Bone (osso) e Ichi di ichizen (buona azione),è un opera con la quale ha esordito Atsushi Ohkubo,noto autore di Soul Eater.La trama gira introno a delle persone chiamate pagliacci i quali possono usare il 60% delle proprie facolta celebrali così da ampliare le proprie abilità,però in cambio hanno una restrizione da rispettare.Il protagonista è Shotaro il quale è alla ricerca del suo amico d'infanzia,Emine.La restrizione di Shotaro è quella di compiere una buona azione al giorno e in cambio,mordendo un qualsiasi osso puo acquisire un'abilità (Es. Se morde l'osso di un'aquila puo volare etc.)


    In questo manga si vede moltissimo il tratto caratteristico di Soul Eater sia per i disegni dei personaggi sia per quelli delle ambientazioni infatti sono presenti alcuni personaggi che assomigliano molto a quelli di SE.I personaggi non sono molti,ma neanche pochi.La cosa che non mi è piaciuta è che alcuni di essi non vengono caratterizzati molto,per esempio se ne cita solo l'abilità senza soffermarsi troppo sul passato o almeno su qualche descrizione caratteriale.All'inizio il manga mi aveva entusiasmato tantissimo sopratutto per i combattimenti,ma ciò che mi ha deluso profondamente è stato il finale.Un finale diciamo così "aperto",mi ha deluso il fatto che il manga termina nel pieno dello scontro senza una conclusione logica o comunque un qualcosa che faccia dedurre come sarebbe finito.A favore però possiamo trovare le abilità "speciali" delle quali è fatta una descrizione abbastanza attenta.Anche se Shotaro duranti i vari scontri riesce ad acquisire nuove abilità questo non basta a dare un po di originalità all'opera la quale rimane molto simile ad altri Shonen (ES.Naruto) .Secondo me la trama si soffrem troppo sugli scontri senza poi inoltrarsi troppo nell'amicizia tra Shotaro ed Emine,della quale abbiamo soltanto pochi flashback.In conclusione il manga è abbastanza buono,ma molto deludente per quanto riguarda il finale.Se vi piacciono le opere Atsushi Ohkubo prendetelo,altrimenti non ve lo consiglio.




    Questo contest lo vinco di sicuro xD Hope che i 50 euri che ti ho dato non siano vani u.u Altrimenti li voglio indietro u,u
     
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    avrai dato i soldi a hope, ma non agli altri giudici :)
     
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    CITAZIONE (~FedeChan93 @ 6/2/2013, 10:10) 
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    Hope che i 50 euri che ti ho dato non siano vani u.u Altrimenti li voglio indietro u,u

    avrai dato i soldi a hope, ma non agli altri giudici :)

    Hhahahaha divideteveli tra voi xD
     
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    Appena possibile verranno postati i risultati :)
     
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